“Cuckold Story”
L’evoluzione della nostra giovane coppia, il racconto della storia, delle emozioni e dei sentimenti che ci hanno condotto a realizzare le nostre più nascoste fantasie…
Autore cucky-ita
Capitolo 17: Ritratto
Sotto le coperte, ogni sensazione sembrava amplificata. I miei sensi si spandevano, cercando di carpire ogni vibrazione o movenza, utile a svelare l’enigma. Il suono della fotocamera accendeva le mie fantasie. Sapevo che la mia lingua la invogliava a lasciarsi andare: una parte di me, era timorosa di portare a peggiori conseguenze quel risultato; l’altra, spronava la mia bocca a dare il massimo, come a invocare la speranza che Giulia, si mostrasse ancora più devota alla virilità del suo amante. Una volta terminato il servizio orale, avrei potuto godere dei frutti del mio lavoro leggendo i loro messaggi, sicuramente sporchi e per me avvilenti. Non sapevo cosa succedesse lì fuori, tanto meno cosa si stessero scrivendo. Sapevo solo che la mia ragazza era in preda agli spasmi dell’eccitazione, schiava di un nuovo intenso orgasmo. Avevo scontato la pena della mia prigionia; con il muso e la barba completamente zuppi, ero finalmente libero di uscire. Non c’era bisogno di reclamare il mio diritto, era lei stessa a porgermi il cellulare del peccato. Palesava il suo atteggiamento colpevole, evitando di incrociare il mio sguardo e allontanandosi frettolosamente dalla camera, in direzione del bagno. Inizialmente, pensavo cercasse solo il ristoro di una veloce rinfrescata, stremata del soave sforzo che aveva appena patito. In realtà, non aveva il coraggio di presidiare a quel momento così imbarazzante, fornendomi più tempo possibile per metabolizzare la sconvolgente scoperta. Scorrevo i messaggi, ma solo la sua foto catturava la mia attenzione, gelandomi il sangue e quasi fermandomi il cuore.
Il suo sguardo intrigante, le sue labbra sensuali appena socchiuse e i suoi delicati capezzoli, erano immortalati in modo indelebile in quello scatto. Era il tributo offerto al suo amante, per il quale stava rinunciando ad ogni decenza, donandogli il proprio seno nudo. Purtroppo, non era quella l’unica umiliazione che dovevo subire, un’altra scoperta risaltava arrogante ai miei occhi. Poco più giù, vi era infatti un’altra foto, che descriveva l’apprezzamento del collega per l’ignobile fotogramma appena ricevuto: il cazzo di Alessandro, era ritratto in perfetta erezione.
Iniziavo a comprendere il motivo della sua fuga vigliacca. Il piacere che aveva riversato nella mia bocca, era da attribuire a quel pezzo di carne, ormai stampato in modo subdolo e ingiusto nel mio cervello. Per la prima volta, la rabbia riusciva a sopraffare l’eccitazione. La immaginavo sottomessa a leccare quei testicoli, poi serva di quel palo conficcato nella bocca. Avevo voglia di urlare. Il tremolio delle mani non aiutava; a stento reggevo quel dannato telefono. Leggevo frastornato alcuni messaggi, scoprendo che l’origine della mia collera, secondo Alessandro, era “la sua richiesta più semplice”. I piccioncini programmavano spensierati la loro speciale scopata. A tal proposito, era proprio la mia ragazza che, pur di superare indenne il successivo languido incontro, motivata a preservare la loro magica prima volta, era disposta a concedere un altro pompino “senza impegno” a quel cazzone. Un conto era immaginare il mezzo del suo piacere, un altro era sbattermelo in faccia. Continuavo a scorrere e mi accorgevo di aver sottovalutato la mente di Alessandro che si rivelava sempre più sadica e perversa. Dietro quegli ignobili ricatti, si nascondeva un significato più profondo: la fighetta della mia fidanzata gli apparteneva.
IO: Che cazzo hai combinato? Sei fuori di testa?
GIULIA: … Scusa … non so che mi è preso… ho davvero esagerato.
IO: Hai idea delle conseguenze che potrebbero esserci? “Non fare casini” era l’unica condizione che abbiamo fissato quando è iniziato questo fottuto gioco. Ora invece lui ha una tua foto a tette nude. Che stupida, potevi almeno coprire il viso.
Il mio sfogo sortiva ben più dell’effetto sperato. Giulia era affranta, quasi in balia del panico. Il pentimento, che traspariva dai suoi occhi, mi faceva momentaneamente calmare, allontanando dalla mia mente ogni visione incestuosa. La abbracciavo per rassicurarla, capendo che, se non avessi attenuato quel contraccolpo, avrei rovinato per sempre la situazione. I miei pensieri erano confusi, ma ero certo di voler continuare quella sfida; contro ogni logica volevo che Alessandro, godesse ancora di lei.
GIULIA: Non so perché l’ho fatto, avrei voluto parlartene prima. Tu eri giù e io godevo come una pazza. Le sue parole mi hanno fatto perdere il controllo e ho agito d’impulso. Posso almeno garantirti di essere sicura che non la mostrerà a nessuno, non è il tipo.
IO: Va bene, ormai è fatta. Dubito serva a qualcosa cancellare il messaggio, avrà sicuramente salvato la foto ormai. Ti chiedo solo di evitare altre ingenuità. La situazione è già abbastanza sfiancante, cerca di metterti anche nella mia posizione. Il rischio di essere sputtanati è davvero alto, venendo etichettati rispettivamente come puttana e cornuto. Io sto accettando tutto senza discutere, anche le cose più difficili e umilianti.
GIULIA: Lo so e lo apprezzo. Percepisco un fuoco scorrere nello stomaco quando esagero per metterti ancora più in difficoltà; muoio dentro ogni volta che tu continui ad assecondarmi. Con una sola mossa ho provocato e catturato l’attenzione di entrambi!
IO: Lui ha sicuramente gradito più di me! Voglio continuare a lasciarti piena libertà d’azione, ormai lo sai che, più fai la porca, più sono coinvolto. Non mi importa neanche, passare da coglione ai suoi occhi. Continuiamoci a godere questo gioco ricordando che siamo noi i protagonisti. Lui è solo una comparsa, il mezzo per elevare il nostro piacere.
GIULIA: Lo so amore mio. È facile entrare in confusione con gli ormoni così in subbuglio. Non cerco attenuanti, ma un modo per compensare questa sciocchezza… che ne diresti se domani, per farmi perdonare, trovassi il modo di farti assistere? Desidero renderti ancora più partecipe… ti senti pronto per vederci insieme?
IO: … Bè… non so… sentiamo, cosa proponi?
GIULIA: C’è un bel posticino isolato dove mi ha portato per il nostro secondo appuntamento. Ha scelto quel luogo perché risulta ben nascosto, coperto su entrambi i lati da una folta vegetazione. Anche frontalmente è riservato, protetto da una ripida scogliera con vista sul mare. Insomma, è perfetto per non essere importunati.
IO: Infatti mi pare nessuno vi abbia disturbato, mentre te lo sbatteva in bocca per la prima volta…
GIULIA: Esattamente, lo rifarà anche domani! Solo che questa volta ci sarai tu, nascosto tra i cespugli a goderti la scena. Gli chiederò pesino di accendere la luce per garantirti un posto in prima fila! Coraggio amore! È giunto il momento che ci osservi dal vivo e mi veda all’opera!
IO: Va bene, anche se è da pazzi! Mi sentirò un guardone!
GIULIA: Mhmm, sarà fantastico saperti lì, celato, come un maniaco, tra la vegetazione! Ora dobbiamo rispondere ad Ale… aspetta ancora la seconda foto. Se non la riceve conosci le conseguenze! Ripensandoci, potrebbe essere un rara occasione per vedermi scopata, anche se a quel punto, escludo che usi il preservativo!
Ero ancora un po’ alterato e nervoso, ma la situazione che mi si prospettava era estremamente eccitante. Già pregustavo quel momento, fantasticando sulle possibili pratiche sessuali che si sarebbero concretizzate. Solo l’orgoglio mi impediva di esternare il mio gradimento per un eventuale rapporto completo, del quale sarei stato testimone onorario. Preservativo a parte, era forte la tentazione di assecondare quella frecciatina maliziosa. Con un pizzico di codardia e rammarico desistevo, forse consapevole di non essere ancora pronto per assistere a un atto così estremo. In fin dei conti, veder sparire quel cazzo nella sua bocca, era già di suo un’esperienza sconvolgente.
IO: Non voglio rovinare il vostro week-end romantico! Poi abbiamo ancora una sfida in atto e mi manca solo un orgasmo per recuperarti! Quel bastardo non avrà la soddisfazione di possederti senza preservativo. Procediamo come da programma, ma sarò io a scattare questa foto. Vuoi giocare? Giochiamo. Qualche suggerimento?
GIULIA: Bè, visto che ormai ha visto il davanti, direi di concentrarci sul retro! Così risolviamo il problema viso!
IO: Vuoi fare la troia fino in fondo? Bene, mettiti in posa. Stanotte sognerà la tua fica.
Come una modella si metteva in posa. Esaminavo i primi scatti ma non ero soddisfatto del risultato. Era ironico quanto mi impegnassi per impressionare il suo amante. Giulia era splendida, non aveva mai mostrato interesse per la fotografia, ma appariva sensuale e naturale. Solo la mia scarsa manualità non aiutava. Serviva un dettaglio per rendere quella foto unica e irripetibile. Alessandro attendeva ormai da parecchi minuti, ma non si sarebbe addormentato prima di ricevere il tanto ambito dono. Estraevo dal comodino un paio di parigine a mezza gamba e le porgevo al mio amore. Quelle calze, erano l’unico baluardo alla sua completa nudità. In una sola foto, riuscivo a immortalare il suo animo selvaggio, l’erotismo dei suoi seni e la cupidigia del suo frutto proibito. Quello era il ritratto perfetto.
Tremavo. Per la seconda volta, faticavo ad ancorare quel telefono. Ma stavolta, ero io l’artefice del nostro destino. Giulia mi sosteneva elogiando le mie doti artistiche. Esprimeva riconoscenza, facendomi percepire il calore del suo corpo; spariva sotto le coperte dando il via, ad un succoso pompino. Mi lasciava solo, nell’ingrato compito di recapitare al collega l’attesa ricompensa. Continuavo a fissare lo schermo del telefono, era davvero bellissima. Tentennavo sempre più motivano a non condividere tutta quella magnificenza; sapevo che avrebbe conservato per sempre, in alta definizione, l’immagine della sua fighetta e del suo culetto, sensualmente adagiati sul nostro divano di casa. Alessandro era sempre più impaziente. Sotto i colpi della sua bocca, macchiandomi d’ipocrisia, spingevo quel tasto. “Click”.
To be continued
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