Racconto erotico: Capitolo 27

“Presagio cuckold”


L’evoluzione della nostra giovane coppia, il racconto della storia, delle emozioni e dei sentimenti che ci hanno condotto a realizzare le nostre più nascoste fantasie…

Autore cucky-ita

Capitolo 27: Animale selvatico.

Le ultime parole di Giulia rimbombavano nella mia testa, con un’efferatezza tale da farmi recuperare persino la lucidità. Avevo già avuto parecchi assaggi della sua natura indomabile per sottovalutarla ancora. Il pompino in discoteca era sempre stato una delle sue fantasie più ricorrenti; ma l’ambiente, troppo familiare e frequento, non mi sembrava il contesto migliore per realizzarla. Il suo “prescelto”, una volta goduto il servizietto, si sarebbe sicuramente vantato con gli amici della prestigiosa e inaspettata conquista. Se l’indecente notizia, fosse poi giunta all’orecchio di Sonia, il disastro sarebbe stato preannunciato. Giulia non era certo una sciocca. Non avrebbe mai permesso l’insorgere di una situazione imbarazzante che inevitabilmente danneggiasse entrambi. Proteggere il branco era per lei l’unica priorità. Impossibile pensavo, vorrà solo farmi ingelosire. Il dubbio però persisteva, così come il rigonfiamento nei miei pantaloni.


Dovevo bere qualcosa. Tutti quei minuti che scorrevano lontani da lei, aumentavano la mia agitazione. Iniziavo ad apprendere come gestire quelle fredde emozioni; ormai sapevo come combatterle perché non prendessero il sopravvento su di me. Ne approfittavo per consumare un altro cocktail, mimetizzandomi di nuovo tra la folla. Avrei tanto voluto padroneggiare il dono dell’invisibilità; sarebbe stato comodo seguire, fin dal principio, le fasi del loro flirt. Non era facile rintracciare la mia fidanzata in mezzo a quel trambusto ma, da lontano, riconoscevo finalmente le sue splendide gambe nude. L’istinto mi aveva guidato. Non restava che farsi strada nella mischia e, come un camaleonte, guadagnare un buon campo visivo nei pressi di un soppalco.


Loro attendevano in piedi, davanti al bancone del bar. Ovviamente quella carogna le aveva offerto da bere. Mentre le carnose labbra di Giulia si posavano sulla cannuccia per aspirare il liquido dal bicchiere, lui le accarezzava di sfuggita una mano, facendo trasparire così il suo coinvolgimento. Ogni sorso di quella bevanda, in modo proporzionale, aumentava sia la mia preoccupazione, che la sua libidine. Gabriele ricorreva a ogni pretesto possibile per avvicinarla fisicamente, ma lei lo teneva abilmente alla giusta distanza. Sembravano esprimersi in una discussione piuttosto complessa. Dimostravano di intendersi in quella chiacchierata priva di ambientazione, sicuramente diversa da quelle mondane che s’intrattengono tipicamente in una discoteca. Dall’alto come un gufo, mi limitavo a osservare; non avevo la minima idea di cosa si stessero dicendo quei due. Erano, tra loro, poco più che due sconosciuti e non comprendevo l’origine del suo atteggiamento, quasi consolatorio. A quel punto, quasi mi convincevo che la mia ragazza ci stesse ripensando. Non volevo perdermi comunque nessuna loro mossa; appena riiniziavano a muoversi, io li seguivo a distanza di sicurezza come una stalker.



Raggiungevano la piccola saletta techno, dove l’età media, era notevolmente al di sotto della nostra. La scelta di Giulia era stata sensata; forse aveva valutato che, tra i giovanissimi presenti, non si nascondesse l’insidia di occhi indiscreti. Si ponevano nell’angolo della pista da ballo; quello più buio e nascosto. Dopo qualche altra parola, riprendevano a sorridersi e di nuovo a ballare. Forse l’alcol iniziava a fare il suo corso, o magari si sentiva al sicuro in quell’estremità così discreta e riparata. Come un predatore in agguato, restavo concentrato su ogni loro singola contrazione muscolare. Mentre i loro corpi si muovevano a tempo, le mani di Gabriele riprendevano a indugiare sui fianchi della mia fidanzata. Giulia iniziava a provocare la sua preda, con movimenti eleganti e sensuali, per nulla adatti all’indelicata e aggressiva musica di sottofondo. Era riuscita facilmente ad ammaliare il suo bersaglio ma, completava l’opera di persuasione, stringendo le proprie braccia attorno al suo collo. Il rituale di accoppiamento era già cominciato.



Paralizzato dal suo profumo, Gabriele doveva avvertire una pressione non indifferente. Lo capivo, ricordavo bene quella sensazione. Prima che Giulia ed io diventassimo intimi e acquisissimo la giusta confidenza, il peso di quei grandi occhi verdi era difficile da gestire. Nonostante i tanti anni insieme, averla a quella distanza, mi faceva ancora battere forte il cuore. I loro corpi ondeggiavano a stretto contatto ma lui trovava il coraggio di reagire. Senza farsi intimorire, baciava il collo della mia ragazza, che socchiudeva gli occhi abbandonandosi alla piacevole sensazione. Aveva scoperto il suo punto debole. Era stato piuttosto delicato e dolce nelle movenze, ma i miei occhi, traducevano quel gesto come un feroce morso; la fitta allo stomaco si faceva pungente mentre lui continuava ad azzannarla. Andava avanti, il tanto che bastava a farmi perdere il fiato. Si staccava, risaliva la guancia in cerca delle labbra. Iniziavano a limonare selvaggiamente.



Le luci psichedeliche indugiavano casualmente sulle loro bocche che continuavano a intrecciarsi senza mai staccarsi. Alessandro aveva ragione, qualcosa era cambiato in lei. Una volta scoperta la sua vera natura, niente sarebbe stato più in grado di fermarla. Era lei a mollare per prima la presa dal suo collo, per portare le mani sul fondoschiena di Gabriele. Non completamente soddisfatta, perlustrava anche la zona anteriore; iniziava a massaggiargli il cazzo attraverso i pantaloni con movimenti ampi e lenti. Solo a quel punto, anche lui osava di più, infilando le mani sotto il vestitino e afferrando entrambe le chiappe nude. Era una scena carica di erotismo, alla quale il mio membro non era restato indifferente. Purtroppo per me, non potevo certo masturbarmi in un luogo pubblico. Mi guardavo attorno, quasi incredulo a quella visione, senza notare curiosi che indugiassero sul passionale bacio. Andavano avanti per un bel po’, restando costantemente incollati. Improvvisamente si staccavano, Giulia gli sussurrava qualcosa nell’orecchio e si allontanava. Lui restava inerme, quasi impietrito dal dolce veleno.



Non sapevo più cosa pensare. Era tutto come nella nostra fantasia e conoscevo a memoria l’atto successivo; lei lo avrebbe aspettato nel bagno degli uomini per fargli un pompino. Non potevo permetterlo, il rischio era davvero troppo alto; dovevo fermarla. Nell’angoscia avevo anche perso di vista Giulia, che si era già dileguata repentinamente. Gabriele era ancora immobile, scosso dal travolgente bacio. Non accennava alcuna reazione, se non quella di estrarre dalla tasca il suo smartphone. Forse era andata a prendere da bere? Forse gli aveva chiesto di aspettare qualche minuto, prima di raggiungerla nei bagni? La confusione rendeva impossibile ogni mio ragionamento. Dovevo decidere in fretta, ma temevo che, perdendo di vista quella iena, mi sarei privato dell’unico anello di congiunzione. D’altro canto, continuando a tenerlo d’occhio, non avrei potuto impedire che entrasse nel lugubre habitat per godersi il succoso bocchino. Dovevo stanare Giulia, prima che lui la intercettasse.


Mi fiondavo fuori dalla saletta, cercando di fiutare le orme della mia fidanzata. Dopo una breve ricerca, decidevo di uscire all’esterno, proprio dove c’eravamo incontrati poco prima. Finalmente la scorgevo. Ero io stavolta a sorprenderla alle spalle. Ci baciavamo senza dire una parola, mentre scaricavo, sulla sua lingua, tutto il desiderio e l’apprensione accumulata. Non era più la timida ragazza della settimana scorsa; era diventata davvero un animale selvatico.

To be continued

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