Racconto erotico: Capitolo XIV

“Cuckold Story”


L’evoluzione della nostra giovane coppia, il racconto della storia, delle emozioni e dei sentimenti che ci hanno condotto a realizzare le nostre più nascoste fantasie…

Autore cucky-ita

Capitolo 14: Consapevolezza.

Giulia aveva ragione. Quella serata in compagnia aveva comodato una sana pausa fisiologica, necessaria per adattarsi ad una fase così delicata. Aveva anche rivelato infiniti nuovi scenari da esplorare, sui quali potevamo tuffarci, non più solo con la fantasia. Bisognava tornare alla realtà; si sarebbe vista con Alessandro, per ben due giorni consecutivi. Esclusa la breve parentesi in ascensore, non erano riusciti ad aggiornare il loro curriculum con nuove pratiche sessuali. La loro confidenza era ormai assodata. Non avrebbero più perso tempo con timidi baci e delicate carezze ma ricercato il piacere del contatto fisico, ormai insito nella loro intimità. Accrescevo sempre di più la mia consapevolezza, ponderando quale sarebbe stato il nostro futuro insieme. Era ormai tardi per fermarsi e tornare indietro; ci aspettava una graduale e costante crescita, sempre alla ricerca di fresche ed estreme emozioni.


GIULIA: Ciao amore! Ho appena finito di pranzare. Posso trattenermi con te al telefono solo qualche minuto, a breve dovrò riprendere a lavorare.

IO: Buongiorno principessa! Sei uscita di fretta stamattina, speravo in un dolce risveglio come quello di ieri!

GIULIA: Mi ha sfiorato l’idea! Ma sono così in vantaggio nella nostra scommessa che ho preferito tenerti a secco!

IO: Un vero peccato! Non rilassarti troppo, posso ancora recuperare! Avresti dovuto approfittarne per godere di un sano orgasmo mattutino! Magari ti avrebbe aiutato a contenere la voglia di aprirgli le gambe!

GIULIA: Non penso di scoparci, ma non si sa mai! Voglio tenerti sulle spine! Mentre ti tormenti con questo dubbio, pensa al pompino che gli farò tra poco, concedendogli di nuovo il privilegio di sborrarmi la bocca! Lo faccio solo per te, visto che glielo avevi promesso, non posso deluderti!

IO: Grazie amore, allora succhia bene e ingoia tutto! Avrà ricaricato le batterie ormai e capito che sei una troietta! Non vedrà l’ora di usarti come sborratoio!

GIULIA: Essere la sua troietta mi piace! Visto che mi provochi, sarò ancora più porca! Sappi che mentre tu sarai a casa a pensarmi, io sarò occupata a prendermi cura del suo cazzo! Lo voglio sentire fino in gola. Magari stasera, sarai tu stesso a mandare un messaggio di ringraziamento dopo che ti avrò raccontato i dettagli! Ti garantisco che sarà un lungo e lento bocchino… solo per lui!

IO: Non ho dubbi, tipico della sua puttanella personale! Nessuna news per il weekend?

GIULIA: Ancora niente, sembra abbia in mente qualcosa, ma non si è sbilanciato a rilevarmi nessuna informazione. A dopo cornutello, non ti segare o me ne accorgerò!

IO: Pensami mentre fai la troietta! A dopo!



Era sempre più difficile accettare, senza fiatare, la sodomia delle sue umilianti parole. Non potevo fare a meno di pensare a quel “lungo e lento pompino”. Fingevo a stento di riuscire a tenere botta; la verità era che esplodevo di gelosia. Il mio lato latente veniva fuori con l’irruenza di un vulcano. Non potevo più farne a meno, la voglia di sottomettermi prevaleva sulla ragione.


Convincevo il mio amico Giovanni a bere qualcosa dopo il lavoro. Forse la presenza del mio “sessuologo”, e la sua apertura mentale su tanti preconcetti, potevano aiutarmi a rilassarmi. Non potevo tornare a casa o la voglia di masturbarmi avrebbe sicuramente prevaricato. I suoi iniziali discorsi lavoratovi erano troppo monotoni perché catturassero la mia attenzione; almeno, in sua compagnia, potevo distrarmi e, per qualche ora, allontanare la mia tempesta interiore. Giovanni era un bravo ragazzo e aveva una discreta esperienza in fatto di donne, non solo incentrata sui libri ma completata dai tanti esercizi intimi appresi sul campo pratico. Non aveva mai avuto relazioni particolarmente lunghe. Si definiva un ragazzo d’altri tempi, costantemente in cerca dell’anima gemella. Era molto esigente in fatto di donne e non appena il rapporto diventava problematico e morboso, tagliava i ponti e si allontanava. In un attimo di follia quasi cedevo alla tentazione di confidarmi con il mio migliore amico. Sarebbe stato interessante ascoltare un suo parere, dettato dalla conoscenza e dai titoli accademici che aveva conseguito. Riassumere l’accaduto era pressoché impossibile; per altro non avrei trovato la forza per descrivere la folle situazione ed espormi al suo giudizio. Non ero sicuro di guadagnarmi la sua comprensione e temevo che etichettasse le mie espressioni come patologiche. Allontanavo quegli strani pensieri e mi rilassavo.


Era ormai tardi, salutavo Giovanni. Mi ritrovavo solo nel mio salotto. Quel momento transitorio, iniziava a sembrarmi fin troppo familiare. Approfittavo del tempo morto per meditare su un’autoanalisi, consultando alcuni articoli trovati su internet. Volevo comprendere l’origine delle mie fantasie e il perverso piacere che ottenevo nel realizzarle. Ben presto, scoprivo che quell’enigma era troppo complesso perché fosse risolto da una breve ricerca in rete. Mentre esploravo i meandri del mio inconscio, riconoscevo il rumore che determinava la fine della mia attesa: le chiavi nella toppa della serratura. Giulia era in anticipo rispetto alle mie previsioni:


IO: Amore, già a casa!

GIULIA: Ciao tesoro! Sì, Ale non poteva fare troppo tardi oggi. Che fai, non vieni a salutarmi? Hai paura di avvertire un sapore sgradevole?! Voglio che mi dici cosa senti!


Neanche varcata la soglia d’ingresso e già riprendeva a punzecchiarmi con le solite spietate frecciatine. Il mio membro iniziava a scodinzolare, non recependo poi così crudeli quelle affermazioni. Avevo voglia di baciarla, nonostante fossi certo, dello sconcio atto, al quale si era prestata la sua golosa bocca. Accettavo la sua infedeltà e univamo le nostre labbra; la sua lingua mi esplorava in profondità. Sentivo qualcosa, forse un sapore anomalo, ma non era così pronunciato da distinguerne l’orgine:


IO: Che bacio caldo! È difficile a dirsi! Ma per capire che gliel’hai succhiato, mi basta guardarti negli occhi! Mi spiace, ma in bocca non sento nessun sapore strano!

GIULIA: Peccato, ci tenevo a farti sentire il profumo del suo cazzo! Comunque hai indovinato, la tua fidanzatina è stata molto cattiva oggi! Ho il collo tutto indolenzito e le guance irritate a furia di pomparlo! Ora basta, voglio godere, o dovrò uscire e darla al primo sconosciuto che incontro!


In lei c’era qualcosa di diverso. Era troppo su di giri rispetto ai precedenti appuntamenti. Sprizzava, da tutti i pori, una voglia incontenibile. Non c’era tempo per le parole; iniziava a spogliarmi con il solo obiettivo di raggiungere il mio membro. Mi sbagliavo. Le frecciatine non erano finalizzate a provocarmi. Era lei ad essere troppo eccitata, priva di autocontrollo e preda del piacere carnale. Assecondavo la sua brama, introducendomi tra le sue mutandine. Era un lago. La penetravo facilmente con due dita iniziando a muovermi dentro di lei. Non era sufficiente per raffreddare il suo bollore. Irruenta mi spingeva sul divano posizionandosi sopra di me. Iniziava a scoparmi, per nulla preoccupata di nascondere i suoi gemiti. Mi cavalcava mantenendo un ritmo forsennato, a tratti quasi violento. Solo dopo aver abusato di me ed essere venuta, arrestava la sua corsa; riacquistava finalmente parvenze umane. I suoi liquidi bagnavano il divano, colando attraverso i miei testicoli.



GIULIA: Ora va meglio, sono stata un po’ oscena! Spero non ci abbiano sentito i vicini! Sono esausta…

IO: Eheh, avranno apprezzato i tuoi lamenti sconci! In effetti sembravi posseduta, mi hai praticamente violento! Come mai sei rientrata così eccitata?

GIULIA: Che ne dici di rimandare la discussione a dopo cena? Sono davvero stanchissima, ho bisogno di un bagno caldo e un po’di quiete. Ma prima voglio farti venire!

IO: Non se ne parla! Ho appena recuperato un orgasmo, ne mancano solo due! Oggi mi dedicherò solo al tuo piacere!

GIULIA: Mhmm, mi intriga la tua premura! Potrei usarti come schiavetto! Vado a fare una doccia allora!


Mentre preparavo la cena una sola domanda mi tormentava: da cosa nasceva tutto quel furore che aveva sconvolto a tal punto la mia ragazza?

To be continued

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