Racconto erotico: Capitolo XV

“Cuckold Story”


L’evoluzione della nostra giovane coppia, il racconto della storia, delle emozioni e dei sentimenti che ci hanno condotto a realizzare le nostre più nascoste fantasie…

Autore cucky-ita

Capitolo 15: Privilegio, vizio e svantaggio.

Nonostante i tanti anni di relazione, era la prima volta che la vedevo così dipendente dal piacere sessuale. Si era sempre distinta per il suo essere calda e passionale, ma non presumevo di scoprirla così sfrenata. Le sue urla trepidanti mi gratificavano. Stavo assecondando le voglie più profonde, realizzando i suoi desideri più perversi. Per alcuni aspetti, sembrava che il mio piacere fosse magicamente legato al suo; volevo esaltarlo oltre il limite estremo, senza curarmi del prezzo o delle conseguenze che avrei pagato.


Preferivo eludere discorsi troppo espliciti durante la cena e goderci un po’di normalità. Visti dall’esterno, apparivamo come una coppia qualunque, intenta a trascorrere del bel tempo insieme. Ma al termine del pasto, era proprio Giulia a tornare alla carica; non riusciva a contenere la voglia di esternare le proprie emozioni:


GIULIA: Ci credi che sono ancora eccitata? Se vuoi saldare il tuo debito, oggi è la serata giusta!

IO: Che cosa è successo, sei stata colpita da un fulmine per caso? Non fraintendere, a me non dispiace affatto, ma inizio a essere curioso dell’origine di tanto ardore!

GIULIA: È stata dura… molto dura! Non so se riuscirò a resistergli fino a sabato. Devo trovare una soluzione per domani!

IO: Immagino che il porco non si sia limitato per provare a scoparti.

GIULIA: Provare non è la definizione esatta. Non hai idea di quanto ci siamo andati vicini. Non so per quale miracolo ci siamo fermati; ti dico solo che ad un certo punto, ha iniziato a sfregarmi il cazzo sulla fighetta. Era così bagnata che bastava una minima pressione per farlo scivolare dentro.

IO: Wow, mi fai venire la pelle d’oca, c’è mancato davvero un soffio allora. Mi viene quasi voglia di prenderlo a pugni se penso al suo cazzo a contatto con il tuo fiorellino. Le sta inventando davvero tutte pur di trombarti. Vorrei capire come siete arrivati a quella situazione.

GIULIA: Sei dolce quando t’ingelosisci, ma non essere così duro, stava solo iniziando a prendere confidenza con la mia micetta! È anche un po’ colpa mia… stavolta volevo essere io a condurre il gioco, proprio per conservare il nostro primo rapporto completo per sabato. Senza alcun contatto a lavoro, entrambi, aspettavamo con ansia il momento della nostra uscita. Già nel tragitto, lo infastidivo con baci sul collo mentre massaggiavo il suo pene attraverso la patta dei pantaloni. Lo desideravo. Mi sentivo la sua gatta e quelle erano le mie fusa. Continuavo a rendere difficile la sua guida, sbottonando i pantaloni, scostando i boxer e iniziando a segarlo. Una volta fermi, ci siamo avvinghiati senza pudore, materializzandoci nel sedile di dietro. L’ho sedotto con un sexy striptease, restando in topless davanti a lui. Mi accarezzavo sensualmente il seno, proibendogli ogni contatto. Volevo impazzisse per la voglia di possedermi. Lui, era ancora vestito, solo i suoi pantaloni erano abbassati. Mi sentivo ancora più sporca ed eccitata nell’essere già tutta nuda! Lo tiravo fuori, muovendolo su e giù delicatamente. Spostavo la mia testa verso il suo inguine guardandolo negli occhi. Iniziavo a baciare il suo membro in tutta la sua interezza, cercando i punti erogeni più sensibili. Mi accarezzava i capelli per indurmi a velocizzare la pratica ma io scostavo la sua mano; volevo avere il pieno controllo. Proseguivo a leccarlo verticalmente, dal fondo alla punta. Soddisfatta della piccola tortura, iniziavo a succhiare. I suoi muscoli si distendevano, era inerme davanti alla piacevole sensazione di quel tepore. La mia bocca gustava ogni centimetro della sua cappella, mentre raccoglievo tutta la mia saliva per farla colare e lubrificare l’asta… tesoro, ho bisogno che mi tocchi mentre continuo a descriverti la scena, mi sto eccitando!



Ascoltare il racconto era tutt’altro che semplice. Era fin troppo minuziosa, facendo emergere la sua adorazione per il sesso del collega. La immaginavo sottomessa a quel pezzo di carne. Il masochismo di quel gesto scombussolava le mie sensazioni. Dovevo accettare tutte le attenzioni reverenziali che Alessandro, aveva ricevuto. Ubbidiente, iniziavo a masturbarla, catalizzando il suo piacere:


GIULIA: Amo il suo cazzo, oggi sembrava ancora più grosso! Ovunque leccassi, percepivo la sua pelle liscia mentre la mia lingua scorreva morbida, senza alcuna fatica. Mantenevo il contatto visivo e mi avvicinavo, posizionandomi a quattro zampe per poterlo accogliere meglio. In questo modo, aumentavo i centimetri dentro la mia cavità orale. Lui, nel frattempo, iniziava a palparmi ovunque. Allungava il braccio, sfilava le mutandine e mi penetrava con due dita. Io assecondavo il movimento dentro di me, eguagliando il suo ritmo, con i movimenti della bocca. La libidine aumentava, stimolavo i suoi testicoli con il palmo della mano ricercando la giusta pressione per aumentare il suo godimento. Mi staccavo per riprendere fiato, continuando la prestazione con le mani. Non era sufficiente. Volevo donargli ancora più piacere. Continuavo a leccare l’asta, abbassando sempre più il punto di partenza. Avvertivo il suo gradimento crescere e, senza decenza, iniziavo a leccargli le palle. Un gradevole sapore salato mi attraversava le narici, mentre la mia lingua asportava il leggero sudore. Il suo corpo era come percosso da spasmi, i suoi pettorali scolpiti mi soggiogavano a continuare. Lui non accennava ad arrestare la sua mano, ficcandomi un altro dito nella figa; iniziava a ribellarsi, lottando per avere la meglio. Ammetto di averti pensato in quel momento. Quel pizzico di sadismo, nei tuoi confronti, mi permetteva di essere più lasciva e spigliata!



IO: Cazzo Giu, pensavi di essere sul set di un film porno? Neanche a me hai mai fatto un pompino del genere… per di più, ti sei fatta sgrillettare con tre dita nella passera…

GIULIA: Mhmm, non me ne pento! Lui lo meritava! Sbaglio o mi avevi appellato come la sua puttanella personale? Ora ti è chiaro che se mi provochi, gli fai solo un favore? Mhmm, se hai il coraggio, dimmi che vuoi che sia ancora più cagna la prossima volta!


Continuavo a masturbarla fino a renderla incapace di proferire parola. La incitavo, definendola una troia per il servizietto al quale si era prestata. Stimolavo il mio cazzo contro sua coscia; Giulia era troppo presa perché potesse curarsi dei miei bisogni. Prima di raggiungere l’orgasmo, trovava la forza per deridere la mia condizione:


GIULIA: Bravo cornuto, alla faccia tua ha abusato della mia bocca, sono davvero la sua troietta! Mhmm… Oh sì…


Trovavo dolci quelle parole. Apprezzavo che mio amore si fosse ricordata di me in quella scandalosa situazione. Giulia iniziava a trovare erotica l’indecente opportunità di giacere con un altro uomo. Quella sua nuova e pericolosa anima mi stregava, aumentando, ai miei occhi, la sua sensualità. In poco tempo avevano sviluppo un’affinità sessuale straordinaria, il potenziale era ancora immenso. Alessandro sapeva fin troppo bene come cogliere ogni suo frutto. Le endorfine iniziavano a fare effetto sulla mia ragazza. Gli concedevo qualche minuto di tregua, incantato dalla sua bellezza in un surreale silenzio.



IO: … Che zoccola… sei venuta prima di finire il racconto! Mi lasci sul più bello!?

GIULIA: Uhm… tranquillo, posso ancora continuare! Voglio che sborri mentre ti sussurro la parte più interessante nell’orecchio! Dov’ero rimasta? Ah giusto, gli stavo leccando le palle! Sai, anche quelle sono completamente depilate. I genitali, così indifesi, mi suscitano strane voglie! In quei pochi istanti in cui non era nella bocca, mi piaceva guardarlo; ha davvero un bel cazzo grosso. L’asta, la cappella e i testicoli rispettano pienamente le proporzioni. Mhmm, non ti dispiace se ti dico che mi piace più del tuo, vero!? Riprendevo il pompino, sempre con le sue insistenti dita che esploravano la mia vagina. Volevo raggiungesse l’orgasmo, ma non accennava cedimenti. Il mio unico scopo era che raggiungesse il massimo del piacere. Non m’importava essere ricambiata; mi sentivo volgare nell’offrirgli il mio corpo e volevo reclamasse il diritto di usarmi, vista la sua diligenza nei precedenti appuntamenti. Non era quello che voleva lui però; prendeva il sopravvento, spostandomi di peso e posizionandosi sopra di me. Rimuoveva definitivamente le mutandine, fino a quel momento, solo abbassate fino alle ginocchia. Brandiva il suo cazzo e, senza esitare, iniziava a strusciarlo sulla mia fighetta. Voleva trasmettermi la sua virilità e ti garantisco che ci riusciva. Per un attimo ho pensato di cedere e abbandonarmi alla sua volontà. Con le ultime energie, lo supplicavo di fermarsi ma le mie parole invece che inibirlo, sembrano accenderlo. Si faceva più audace, azzardando dei tenui colpetti sul clitoride e, non contento, faceva poi scorrere la cappella tra le mie grandi labbra, completamente lubrificate. Gemevo e sospiravo, quando ci univamo in un bacio intenso. Continuavo a supplicarlo di smettere. Le parole che uscivano dalla mia bocca tradivano i miei pensieri. Lui sapeva che stavo mentendo e continuava a seviziarmi. Gemevo ormai senza ritegno, mentre Alessandro, aspettava solo il mio permesso per entrare. Pretendeva che fossi io a pregarlo di spingerlo finalmente dentro. Ero al limite, le mie gambe continuavano istintivamente a spalancarsi, ma lui decideva di graziarmi. Si metteva comodo, ordinando di proseguire l’opera rimasta in sospeso. M’inginocchiavo tra i sedili, incastrandomi tra le sue gambe. Sudata e ancora sconvolta, gli mostravo la mia gratitudine, riiniziando a succhiare. Mi aiutavo con le mani, ma lui m’intrappolava, afferrandole. Osservavo i suoi bicipiti così sexy e perfettamente armonici, capendo di non avere scelta. Mi arrendevo alla sua volontà, continuando il pompino soltanto la bocca. Di tanto in tanto, estraeva il cazzo per posizionarmelo sulla faccia e avvolgermi con i suoi testicoli. Mi assoggettavo anche a quella richiesta, leccando e aspirando pure quelli. Sarò andata avanti per almeno una mezz’ora, la sua resistenza era notevole. Stanca e succube, proseguivo; non volevo deluderlo. Mi afferrava per i capelli, spingendomi, il suo membro fino in gola, quasi a soffocarmi. La saliva colava dalle mie labbra, mentre imponeva uno spietato ritmo e iniziava a scoparmi la bocca. Mi rendevo conto che gli stavo concedendo troppo, ma non m’importava; mi sarei fatta fare di tutto in quel momento. Il suo orgasmo aveva la priorità. Riiniziavo a supplicarlo, stavolta implorandolo di riempirmi la bocca. Apprezzava non poco la mia devozione. Trattenevo il fiato mentre percepivo le prime contrazioni. Finalmente mi gratificava offrendomi il premio che tanto aspettavo. Il suo cazzo eruttava. La sborra calda si riversava nella mia bocca. Ingoiavo la sua ricompensa, che scivolava nel mio stomaco, riscaldandomi la gola. Lavoravo di lingua per ripulirlo, fino a sentirlo rilassato. Mentre lo sfilava, qualche goccia cadeva sul mio seno. Lui la raccoglieva con un dito, offrendomi anche quella. Avevi ragione, oggi sono davvero stata il suo sborratoio!



Ipnotizzato da quei malefici sussurri, venivo tra le sue mani. Percepivo la sarcastica differenza tra i nostri orgasmi. La mia sborra, si sprecava tra le sue mani mentre Alessandro, si era gustato il pompino perfetto.

To be continued

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