Volume I: Capitolo VIII

“Cuckold Story”


L’evoluzione della nostra giovane coppia, il racconto della storia, delle emozioni e dei sentimenti che ci hanno condotto a realizzare le nostre più nascoste fantasie…

Autore cucky-ita

Capitolo 8: L’attesa.


Mi sentivo troppo su di giri per tornare a casa, avevo bisogno di guidare per distrarmi. Sovrappensiero, mi ritrovavo nei pressi della sede di lavoro di Giulia. Gironzolavo nei dintorni ma ovviamente di loro, neanche l’ombra. Avevo una voglia pazza di trovarli, pur rendendomi conto che era un’impresa pressoché impossibile; non sapevo con esattezza dove si sarebbero appartati, tantomeno conoscevo il modello dell’auto di Alessandro. L’eccitazione di scovarli cresceva sempre di più, quando lì vicino, scorgevo una macchina ferma, in sosta nei pressi di una piazzola isolata: all’interno si intravedevano le sagome di una giovane coppietta che si abbracciava desiderosa. Anche loro attendevano il primo buio per dare sfogo ai propri istinti. Non era quello che cercavo.


Ricontrollavo il telefono, ultimo accesso 17.00. Ancora quel maledetto orario. Iniziavo a familiarizzare con emozioni devastanti, mai provate prima di quel momento. L’attesa, come nel corso della mattinata, riprendeva la sua inesorabile tortura; creava un profondo vuoto nel mio ventre, accompagnata da una perenne erezione. Una sigaretta, poi un’altra, continuando a fissare quel telefono, che nella mia mente mutava la sua forma, per assumere le sembianze della mia dolce fidanzatina abbandonata tra le sue braccia; baci appassionati, sorrisi vogliosi, gemiti di piacere, solo questo riuscivo a visualizzare.



Era ormai buio e il momento di tornare a casa. Pensavo ancora ai contraccettivi: Giulia fortunatamente prendeva regolarmente la pillola. Eravamo soliti farlo senza protezione, tuttavia mai avevo avuto il lusso di liberarmi dentro di lei. Ma cosa sarebbe successo se il bastardo non avesse portato i preservativi? In fin dei conti, con quella frase nell’orecchio, il mio amore era stata chiara: “doveva farsi perdonare”, riferendosi al primo appuntamento dove il suo amante era andato in bianco. Avrebbe avuto la forza di sottrarsi al suo calore, o pur di non deluderlo avrebbe spalancato ugualmente le gambe accogliendo il suo cazzo a pelle? Erano paranoie inconcludenti, come se facesse davvero la differenza mettere un preservativo oppure no. La cosa davvero umiliante e allo stesso tempo così eccitante, era che Alessandro, in quel momento, era probabilmente nudo, disteso sopra la mia ragazza e occupato a scoparla. Magari mentre la trombava, si dilettava ad accarezzarle il buchetto, ancora vergine, fantasticando di poter conquistare pure quello.


Mancava poco più di un’ora alle 21. Scoprivo che l’inquietudine derivante dall’attesa passata, non era che un assaggio: il tempo si era come fermato. Il turbamento si fortificava, a tal punto da creare la dipendenza di volerla sentire ad ogni costo. In fin dei conti ero il suo fidanzato! Prendevo di scatto il telefono con l’unico scopo si chiamarla: la distaccata voce registrata dell’operatore telefonico mi informava che il telefono era irraggiungibile. Non potevo fare null’altro, se non aspettare. Resistevo a stento, sempre più tentato dalla dolce corruzione di un orgasmo liberatorio; assecondavo il supplizio con una lenta masturbazione, interrompendola poco prima di venire. Ricontrollavo stremato il telefono, ultimo accesso 20.45, Giulia stava finalmente scrivendo:


GIULIA: Ho visto solo ora il cellulare, l’avevo spento prima di fermarci. Tra pochi minuti torno a casa.


L’agonia era quasi finita, a disposizione pochi attimi per prepararmi, mentre l’adrenalina continuava a salire. Senza rendermene conto la mia ragazza era già nel nostro salotto, proprio davanti a me; i nostri occhi finalmente si incrociavano, un sorriso spontaneo accompagnato da brevi attimi di imbarazzo, tipici del contesto dove non si ha il coraggio di proferire parola:



IO: Bentornata! Tutto bene?

GIULIA: Benissimo, ancora un po’ frastornata, devo ancora abituarmi a questa situazione!


Era stupenda, radiosa come non mai, forse solo un po’sconvolta e ancora scompigliata dall’uscita peccaminosa. Morivo dalla voglia di sapere subito ogni singolo dettaglio di quelle ore di passione appena consumate. Quel pizzico di timidezza che percepivo nel suo colpevole sguardo, era la prova inconfutabile che qualcosa di adultero si era compiuto:


IO: A chi lo dici! Spero almeno ti sia divertita, perché hai praticamente devastato la mia giornata! Per tutto il tempo, non ho fatto altro che pensarti!

GIULIA: Davvero!? Era proprio quello che desideravo! La tua trepidazione è la parte più coinvolgente! Sei pronto? Vuoi che ci vada piano o preferisci goderti il resoconto con tanto di minuziosi particolari?

IO: Sono pronto, voglio ogni minimo dettaglio!

GIULIA: Peggio per te allora! Sarò scrupolosa e non ti risparmierò niente! Non è stato semplice ultimare il mio turno dopo la pausa pranzo. I miei sensi non si erano affatto placati anzi, avrei voluto sequestrare Ale per averlo di nuovo a mia disposizione. Una volta fuori, non abbiamo perso tempo; sono entrata nella sua auto dove mi ha subito baciata con passione. Nel tragitto mi corteggiava, sfruttando i tratti rettilinei per allungare le mani ed entrare in confidenza con le mie curve; io lo assecondavo facendo un po’ la gatta morta e senza opporre la minima resistenza. Mi sentivo la sua troietta, sempre più vogliosa di farlo godere! Ha parcheggiato in una rientranza sterrata, con suggestiva vista panoramica. Avresti dovuto vederlo, quel posto era davvero bellissimo. Con un paesaggio così romantico era tutto più naturale, le sue labbra si incollavano nuovamente alle mie. Mi piace come bacia e mi morde le labbra. Sa come sfiorare una donna, con movenze delicate e sensuali. Ho iniziato ad avere i primi sussulti; lui non si staccava da me, mentre la sua lingua si faceva strada nella mia bocca, io andavo in fiamme. Ci siamo abbandonati in quell’intensa limonata, scaldati dagli ultimi raggi del sole. Ho sentito la sua mano scorrere dal culetto verso la schiena, slacciando facilmente il reggiseno.

IO: Sei rimasta a tette nude davanti lui?

GIULIA: Sì, ti sorprendi per così poco! Ovvio, era inevitabile in quella situazione, giustamente l’ha rimosso senza perdere tempo, insieme al maglioncino!


La interrompevo solo per baciarla con vigore. Quella sua indole così dolce ma spietata, mi mandava fottutamente in estasi. La invitavo a seguirmi sul divano, i nostri corpi si avvolgevano vogliosi, ricercando il conforto del contatto fisico. Il mio respiro si faceva sempre più affannoso quando il mio membro veniva avvolto dolcemente dalle sue mani; un lento e delicato massaggio, durante il quale continuava a rispondere ai miei mormorii inquisitori.


GIULIA: Wow, quanto sei voglioso! Non hai idea di quanto sia intrigante descriverti ogni fase. Mi sembra quasi di essere ancora lì! A quel punto ci siamo spostati nel sedile posteriore per avere più libertà di azione Nel trasloco, mi privava anche dei leggings, ma anche lui pagava pegno, restando solo in mutande. Scusa se te lo dico amore, ma Ale è proprio un gran figo! Ormai topless di fronte a lui, ammiravo i suoi addominali perfettamente scolpiti, in attesa di percepire il calore della sua pelle a contatto con la mia. Si è messo sopra di me, così fondevo  i miei seni al suo petto. Avvolti da quel tepore, ha iniziato a toccarmi delicatamente le tette, soffermando la sua attenzione sui miei capezzoli, ormai turgidi. Ogni millimetro del mio corpo era come percosso dalla pelle d’oca. Ho percepito un brivido percorrermi lungo la schiena, fino ad arrivare alla mia fighetta. Il mio ventre ancora palpitava, i miei umori continuavano a inumidire le mutandine, ormai zuppe, provocandomi l’istinto irrefrenabile di spalancargli le cosce. Il suo cazzo pulsava mentre si strusciava su di me. Con gli occhi socchiusi mi arrendevo alle sue attenzioni, persa tra sue mani. Per un attimo ho smesso di sentire la sua lingua umida esplorarmi bocca, mi fissava le tette sicuro sul da farsi: si è avvicinato con fare voglioso, e ha iniziato a tormentare i miei capezzoli con fievoli leccatine, per poi a succhiarli sempre più avidamente. Sentivo il suo cazzo, ancora più prepotente sul mio clitoride, così ho iniziato a gemere di piacere abbandonando ogni inibizione. Sai, in quel momento ero sua, completamente a sua disposizione… ma vedo che non ti dispiacendo amore!



Ero al limite, lei lo sapeva e infieriva. Alessandro aveva appena scartato il suo prezioso regalo ed ora, giustamente, voleva giocarci. Il ritmo della mano di Giulia sul mio cazzo era troppo sostenuto per resistere oltre. Ogni sua sillaba pronunciata nel lobo del mio orecchio, risuonava come una dolcissima composizione di note musicali, la cui sinfonia diveniva così sensuale da rendere impossibile l’ascolto. Venni copiosamente tra le sue mani suggellando il mio estremo gradimento per la storia appena raccontata. La mia ragazza, senza darmi neanche il tempo di pentirmi per l’orgasmo, giunto prematuro, si compiaceva nel riferirmi che il racconto non era affatto ultimato, aggiungendo che il meglio dovesse ancora arrivare:


GIULIA: Ma come, sei già venuto! Pensavo resistessi un po’ di più, almeno fino al punto in cui mi sfilava il perizomino! Hai sborrato solo per qualche succhiata di tette!? Vuoi che ci fermiamo?


To be continued

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