Volume I: Capitolo VII

“Cuckold Story”


L’evoluzione di una giovane coppia, il racconto della storia, delle emozioni e dei sentimenti che hanno permesso di realizzare le più nascoste e perverse fantasie…

Autore cucky-ita

Capitolo 7: 17.00


Guidavo verso l’ufficio ma il percorso era differente dal solito. L’inquietudine accumulata mi soffocava; in più mi impediva di utilizzare al meglio il tempo, al volante, per iniziare a concentrarmi sul mio lavoro. Apatico e smarrito, continuavo a interrogarmi senza risposta, come intrappolato in uno stato di loop dal sapore amaro: “Cosa diavolo stavo facendo”? Davvero volevo che quel figo del collega si scopasse la mia ragazza? E quale sarebbe stato il passo successivo? Avrebbero iniziato a spassarsela regolarmente?… Superate le scale d’ingresso, vagavo spaesato e senza meta tra i corridoi. Un fantasma in cerca di un posto da infestare, incapace di svolgere anche la più basilare mansione. Pensavo e ripensavo a lei, preparandomi ad affrontare anche il più difficile degli scenari. Come predetto, Giulia non aveva mai avuto un rapporto completo con un altro uomo. Anche lei stava esplorando qualcosa di totalmente nuovo, ma allo stesso tempo così intenso da stravolgere la sua moralità e scombussolare ogni sua inibizione. Quella sorta di seconda verginità appesantiva ulteriormente la mia situazione, rendendola delicata e compromettente. Poco prima di pranzo, una notifica m’informava del tanto atteso messaggio:


GIULIA:  Io e Ale andiamo a mangiare un boccone fuori, così possiamo organizzarci al meglio, lontani da occhi indiscreti. Com’ è andata la mattinata?

IO: Come a pranzo fuori? Siete solo voi due? Non si era detto di essere discreti?

GIULIA: Scusami, mi ha scritto chiedendomi di vederci. Ha precisato che non resisteva più nel vedere il mio culetto andarsene a spasso per l’ufficio. A quel punto, mi è venuta voglia di farglielo toccare! Sta tranquillo, è tutto sotto controllo, saremo soli! Ti chiamo prima di rientrare a lavoro, bacio!

IO: Spero sia davvero tutto nella norma. Aspetto la chiamata, a dopo.



Non potevo ancora chiamarla, era già con lui. Avevo appena avuto la conferma che erano di nuovo soli. Probabilmente la mia donna, proprio in quel momento, era intenta ad amoreggiare e flirtare con lui. Avevo perso l’appetito, tremavo e sudavo freddo. Decidevo di rappresentare quello stato di malessere fisico ai miei colleghi e sfruttarlo a mio vantaggio per giustificare la bassa produttività mattutina. Giovanni vedendomi in difficoltà, si offriva di sostituirmi. Grazie a questo escamotage, riuscivo a ritagliarmi più di un’ora di solitudine per riprendermi. Ne approfittavo per riordinare le idee. Ero felice che Giulia si mostrasse così coinvolta, in fin dei conti era sempre stato il mio più grande desiderio vivere una situazione così intrigante. Non volevo assolutamente mandare tutto a monte, cercavo solamente di superare quella fredda sensazione d’impotenza. Ero al limite di una crisi di nervi, dovevo evitare reazioni troppo lagnose e isteriche. Fortunatamente riordinavo le idee prima della sua chiamata. Lo squillo del telefono annunciava il termine della mia agonia. Era lei, finalmente potevamo confrontarci:


IO: Hey, che bello sentirti! Puoi parlare finalmente?

GIULIA: Ciao amo! Sì, ora sono sola! Guido la mia bella 500 per rientrare a lavoro. Devi avere più fiducia in me, ci siamo spostati con due macchine per essere prudenti!

IO: Ah bene, apprezzo la discrezione, che brava fidanzatina premurosa che ho! Com’è andato il pranzo? Successo dell’altro?

GIULIA: Qualcosa è successo, ma niente di particolare! C’è stato giusto qualche fugace bacio, nascosti nel parcheggio, qualche furtiva ma intensa palpatina, nulla che non avessimo già fatto insomma.  Beh… forse tranne che per un piccolo dettaglio. Stavolta, mentre mi baciava, sono stata io ad andare giù con la mano! Lo massaggiavo attraverso le mutande e lo sentivo crescere sempre di più. Prima di salutarlo ho introdotto le dita all’interno e ho iniziato ad accarezzarlo!

IO: Non ci credo, gli hai fatto una sega nel parcheggio?

GIULIA: Ma che dici scemo! In un posto pubblico si rischia di prendere una denuncia! Purtroppo no, anche se ho avuto la tentazione di sfilarlo e prenderlo in mano. Se avessi iniziato a giocare con il suo cazzo cosa avrebbero pensato i presenti?!

IO: La verità… che sei una troietta! E questo mi fa impazzire! Chissà che voglia aveva che lo facessi!

GIULIA: Parecchia! Più lo tastavo, più mi diventava chiara e familiare la sua forma. Poi ho fatto un’ultima cosa prima di andare via; gli ho sussurrato all’orecchio che mi sarei fatta perdonare per la scorsa sera… Dai adesso basta, cambiamo discorso, mi stai facendo bagnare…

IO: … Io vero? Dunque è tutto confermato?

GIULIA:  Si abbiamo pianificato l’uscita, mi ha parlato di un posticino riservato, leggermente fuori mano, dove nessuno potrà disturbarci. È ormai tutto pronto per stasera! Sai com’è, non voglio deludere nessuno dei miei due uomini!

IO: Ok, ma che bel programma!… Avete deciso anche il momento in cui farti sfilare le mutandine? Ci mancava solo che gli facessi una pompa nel bagno del ristorante!

GIULIA: Che stupido, sei un porco! Ti ho già detto di non provocarmi o potrei sorprenderti! Quando stacchiamo facciamo subito il giro in auto, l’unico guaio è Ale, entro le 21, deve assolutamente rincasare. Tu emozionato?

IO: Abbastanza, più distrutto direi! Ho rischiato di svenire un paio di volte pensandoti. A questo proposito volevo parlarti di una cosa. Ecco, eh… nell’eventualità succedesse qualcosa di più, hai con te le precauzioni?

GIULIA: Dai! Ma che domande fai? Non penso sia così ingenuo, lì porterà sicuramente lui! Ti pare che devo comprargli anche i preservativi? Ad ogni modo sono arrivata, sono in ritardo e devo scappare! Ti chiamo verso le 17.00. Ti amo tanto!

IO: Ti amo follemente anche io piccola! A dopo!



Mi era bastato sentirla quei pochi minuti per riprendere il buon umore. Magicamente si era riacceso il desiderio, quella strana voglia di Mi era bastato sentirla quei pochi minuti per riprendere il buon umore. Magicamente, si era riacceso il desiderio, quella strana voglia di esplorare e di rischiare. Ogni attimo che i due piccioncini trascorrevano insieme, era un inevitabile conquista per Alessandro. Ogni perversione realizzata gli offriva benefici a lungo termine, come se il suo proposito fosse scassinare ogni inibizione di Giulia, forgiando la giusta chiave per ogni parte del suo corpo. Mi chiedevo: “era davvero fondamentale vedersi a pranzo al solo fine di programmare un banale giro in auto dopo il lavoro?” Era ovvio, anche il mio amore moriva dalla voglia di concedersi al collega, assecondando persino la sua spudorata richiesta, di offrirgli il perfetto e rotondo fondoschiena durante la pausa pranzo. Eravamo già arrivati ad un punto tale, che riusciva a rivolgersi a me normalmente, con frasi del tipo “non è successo niente di particolare”. Come se fosse scontato limonare con l’amante in un parcheggio pubblico e perlustrarlo con le sue caldi mani. Ma la cosa che più mi sconvolgeva era la sua fermezza e decisione. Non aveva per nulla smentito l’intenzione di volerci trombare, era davvero pronta ad andare fino in fondo, quasi per non volermi deludere. L’unico suo turbamento, era l’amarezza dettata dal poco tempo a disposizione, come se tutte quelle ore non fossero sufficienti per andare oltre la sveltina. Quella frase finale, bisbigliata delicatamente all’orecchio di Alessandro, non lasciava nulla al caso. L’allusione alla sborrata era piuttosto esplicita. Doveva avergli provocato una carica erotica stravolgente; un fremito in grado di accrescere il suo ottimismo trasformando la sua aspettativa in certezza.


Tutto questo, su di me, si ripercuoteva sotto forma di una grande umiliazione, che inspiegabilmente mutava in una incontenibile e ingestibile passione. In mio soccorso però, giungeva quel ti amo finale, che aveva avuto una funzione rinvigorente. Avevo recuperato il controllo e, con questo, anche l’appetito. Combattevo la tanta voglia di masturbarmi, per evitare di sprofondare nuovamente in quel fastidioso stato vegetativo. Lavoravo sodo fino al termine del mio turno, ma non era la chiamata di Giulia a proclamarlo; solo un suo breve messaggio che puntava esattamente le 17.00:


GIULIA: Ciao cucciolo, purtroppo non riesco a chiamarti, sono già con lui. Ci vediamo direttamente a casa. Pensami intensamente.


Rispondevo frettolosamente al messaggio senza visualizzare alcuna spunta blu. Non avevo più alcun modo di interagire con la mia ragazza, ormai già facile preda delle voglie di Alessandro. Restava solo il mio testo, inviato nel vuoto:


IO: Va bene, ma vorrei che mi mandassi qualche messaggino di tanto in tanto, giusto per informarmi sugli sviluppi e tranquillizzarmi. Volevo solo dirti di non fare niente che non ti vada di fare. Anche se volessi tirarti indietro, per me, andrebbe così. Ti amo!



Ultimo accesso: 17.00.


To be continued

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